TAG: cicli solari, macchie solari, minimo solare, ciclo solare 24
Una lamentela sempre più frequente tra gli studiosi del Sole è che le rilevazioni delle macchie solari nei tempi odierni sono scarsamente confrontabili con quelle dei secoli passati. Ciò perché gli operatori non sono più gli stessi (questo è ovvio) e poi perché le attrezzature sono diventate più sensibili e vengono contate anche piccole macchie che in altri tempi non sarebbero state prese in considerazione.
Ragioniamo su questo fatto e vediamo se possiamo comportarci come un secolo fa e come si potrebbe agire per capire a che punto siamo arrivati con questo ciclo 24.
Di recente ho potuto osservare sul numero di giugno della mia rivista preferita di astronomia la notizia della ripresa dell’attività solare.
Devo dire che ne sono rimasto sorpreso. Ancora una volta devo osservare che le protuberanze che talora si manifestano sulla superficie del Sole sono scambiate come il segno di una ripresa dell’attività solare. In particolare veniva citata quella del 13 aprile, di incomparabile bellezza.
La CME del 13 aprile 2010
Altrettanto bella la protuberanza del 19 aprile che catapultò milioni di tonnellate di materia solare nello spazio, ma non in direzione della nostro pianeta. La nube prodotta quindi non colpì la Terra, così non si sortì alcun effetto sul magnetismo terrestre (video qui).
La CME del 19 aprile 2010 ore 19.19 UTC
Vorrei ricordare anche le emissioni di massa coronale e i successivi buchi coronali che si sono potuti osservare il 23-25 aprile 2010.
Queste formazioni furono indubbiamente fonte di un forte vento solare che innalzarono i vari indici, ma rimasero, come ho già detto in un precedente post, un fuoco di paglia.
Il buco coronale visibile il 23 e 24 aprile
Al contrario delle macchie solari che presentano una discreta permanenza temporale sulla superficie solare e sono il sintomo visibile delle aree attive, queste eruzioni solari non sono altrettanto importanti per la irradianza media solare. Come le macchie solari, le protuberanze solari si verificano più spesso durante i momenti di maggior attività del ciclo solare. Eppure, nonostante la loro sorprendente drammaticità, hanno uno scarso impatto sulla irradianza solare totale del Sole.
Ultimamente, però, sono state rivalutate le facule (dal latino “fiaccola luminosa”) e sembra che la loro presenza sia determinante nel favorire un aumento dell’irradianza solare media, in quanto aree più calde delle macchie, che appaiono più scure proprio perché aree più fredde rispetto la restante superficie solare (fotosfera). Quindi un maggior numero di facule, secondo alcuni autori, aumenterebbero la capacità del Sole di riscaldare la Terra.
Le facule sono regioni del Sole intensamente brillanti che si osservano sulla fotosfera o sulla cromosfera, prodotte da una concentrazione di linee magnetiche. Sono di dimensioni di circa 200 km, quindi molto piccole rispetto al Sole. Non dimentichiamo che spesso le macchie sono delle dimensioni della Terra. Spesso le facule evolvono in macchie solari o brillamenti, ma la vita media di una facula è solitamente piuttosto lunga (circa100 giorni).
Quando aumenta l'attività solare sia le macchie solari che le facule diventano più numerose. Ma durante il picco di un ciclo sono le facule che surriscaldano il clima terrestre.
Ma ritornando al discorso iniziale, bisogna dire che per ovvi motivi editoriali, che impongono la chiusura delle notizie un mese prima della uscita del numero della rivista, è ovviamente sfuggita la calma piatta che nel mese di maggio si è potuta osservare sul nostro astro, piena di giorni spotless, anche se con qualche brillamento (flare).
Ugualmente su un'altra rivista astronomica, altrettanto diffusa in Italia, si mette in risalto il fatto che le previsioni NASA riguardanti l’entità e la collocazione temporale del massimo solare sono sostanzialmente le stesse di quelle del 2009, ossia di un massimo solare (sia pure deboluccio) previsto per il 2013.
La previsione NASA del ciclo 24 risalente a dicembre 2009
Ma il Sole non mente e la collocazione dell’ultima macchia presente sulla sua superficie (1084 NOAA - 1 luglio 2010) è decisamente proiettata verso l’equatore.
Secondo la legge di Spörer le macchie all’inizio di un ciclo nascono grossomodo vicino ai poli del Sole a latitudini intorno ai 40° nord e sud e come il ciclo avanza si spostano sempre più verso l’equatore. Quando è presente il massimo solare del ciclo la latitudine dei gruppi è di circa 15° Nord e Sud dalla linea dell'equatore solare. Poi cominciano a diminuire, ma si avvicinano ancora più all’equatore fino ad una latitudine di 6-7° Nord e Sud.
Al termine del ciclo diventano sempre più rare e scompaiono ancor prima di raggiungere l'equatore mentre, contemporaneamente, compaiono a latitudini elevate le prime macchie dei nuovo ciclo.
La macchia numero 1084 (NOAA) è ormai in fase calante e sta per scomparire dalla faccia visibile del Sole anche per effetto della rotazione, ma se diamo un’occhiata alla ultima immagine rilevata da SDO.
L’immagine del MDI Continuum di SDO del 1 luglio 2010
Non c’è dubbio che la macchia si trovi vicino all’equatore, ergo ci troviamo in una configurazione da pre-massimo.
Per inciso bisogna dire che il prof. Svalgaard, massimo fisico solare accademico statunitense, rigetta la legge di Spörer, sottolineando che anche nei ciclo 23 ad un anno dal minimo solare precedente (1997) si sono osservate delle macchie ad una latitudine inferiore ai 20°, e nel ciclo 22 si sono osservate anche delle macchie con una latitudine inferiore, sempre a breve distanza dal minimo precedente.
Lo stesso, nel suo ultimo seminario del 20 maggio 2010 in Colorado e del quale a giorni pubblicherò un riassunto sintetico, afferma che le il ciclo 24 ha sconvolto tutte le regole precedenti ben consolidate.
Ma se noi accettiamo la legge di Spörer, seguita dal Sole negli ultimi 300 anni, e se le prossime macchie continueranno a comparire a queste bassissime latitudini, il sospetto di una configurazione da massimo è molto forte.
Se poi dall’immagine di SOHO andiamo a vedere l’immagine colta all’alba dal telescopio dell’osservatorio solare amatoriale di Palazzo Someda (Transacqua –TN, 746 m s.l.m.) non c’è dubbio che la macchia 1084 sia particolarmente vicina all’equatore, anche per effetto della latitudine geografica. Questa osservazione esclude la possibilità che nel 2013 si abbia un massimo solare.
L’immagine della macchia 1084 NOAA senza l’intervento di alcun software
L’immagine colta con un telescopio ottico a basso ingrandimento è confrontabile sicuramente alle rilevazioni eseguite nei secoli passati dagli astronomi, anche se risente della turbolenza atmosferica tipica che si determina dopo il sorgere del Sole. Sfortunatamente la turbolenza è più forte durante il giorno che durante la notte per il surriscaldamento del suolo in seguito all’irraggiamento solare. Questo crea qualche problema nella definizione dell’immagine e suggerisce di effettuare le riprese al mattino qualche tempo dopo il sorgere del Sole.
L’immagine della macchia 1084 appare di conseguenza molto sfumata ed è necessario un maggior ingrandimento e l’aumento del contrasto nella foto.
Particolare della macchia 1084 NOAA con il telescopio terrestre ottico
Ma con il tempo costantemente perturbato risulta difficile a volte fare uso di un’apparecchiatura terrestre.
Indubbiamente, però, l’uso di un telescopio solare ottico terrestre rende confrontabili le rilevazioni ottenute con quelle passate e fa si che la macchia 1084 sia decisamente contabile, al contrario di rilevazioni sempre più fantasiose del NOAA che continua a contare macchie sempre più inesistenti.
In futuro sul portale dell’osservatorio solare verranno sempre pubblicate le immagini aggiornate del Sole, anche se il sito è tuttora in allestimento.
La macchia 1084 fotografata con il telescopio solare n.2 dell’osservatorio di Palazzo Someda.
È visibile a maggior ingrandimento la macchia con la sua penombra
Inserito il 3 luglio 2010 alle 01:00:00 da Pablito. IT - Attività solare
Pubblicato su questo sito il 21 settembre
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