Osservatorio Astronomico
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laboratorio imaging

Il laboratorio di imaging all'interno del Palazzo Someda

The imaging laboratory inside Palazzo Someda

 

 

Perché eseguire delle fotografie del Sole con un telescopio a bassa risoluzione e metterle in rete?

 

Johann Rudolf Wolf (1816 – 1893), astronomo svizzero che studiò a fondo le macchie solari, due secoli fa non aveva a disposizione la tecnologia disponibile oggi.

 

Eppure le sue ricerche, universalmente riconosciute, rappresentano una pietra miliare nello studio del Sole ed in particolare viene tuttora usato l’indice che porta il suo nome, ossia il numero relativo di Wolf, che è un parametro che consente la stima dell'attività solare in funzione del numero e della complessità delle regioni attive osservabili sulla fotosfera in luce bianca.

 

rudolf_wolf

 

Wolf rimase colpito dalla scoperta del ciclo delle macchie solari da parte Heinrich Schwabe e raccolse tutti i dati disponibili sulle attività delle macchie solari a partire dal 1610 fino al suo tempo. Nel 1848 introdusse il suo metodo di quantificare l'attività delle macchie solari.

 

Secondo Leif Svaalgard, attualmente il fisico solare più riconosciuto, la procedura del conteggio delle macchie solari e gli osservatori sono cambiati, con conseguente artificiale modifica del conteggio del numero di macchie solari rispetto al passato.

 

Quindi con l’avanzata tecnologia attuale è sicura una sovrastima dell’attività solare, rendendola non paragonabile alle osservazioni del passato effettuate con mezzi limitati ed in luce bianca.

 

Wolf per le sue osservazioni visive ha utilizzato un telescopio rifrattore di 80 mm di apertura e di 1100 mm di lunghezza focale, ancora utilizzato per lo stesso scopo presso l'osservatorio di Zurigo in Svizzera.

 

Il telescopio n.1 dell’osservatorio di Palazzo Someda, che possiede altri due moderni telescopi per l’osservazione in luce bianca e nella banda H-alpha, presenta caratteristiche analoghe a quelle del telescopio di Wolf, anche se con una lunghezza focale leggermente superiore (1200 mm). Presenta però la possibilità di eseguire rapide fotografie in sequenza in quanto collegato ad una fotocamera reflex Olympus E-420 o in alternativa una reflex Olympus E-30 che presenta lo stesso sensore.

 

Ciò permette di saltare il procedimento di ricopiatura delle osservazioni visive su carta per poi archiviare quanto verificato al telescopio.

 

I risultati di queste osservazioni appaiono pertanto non suscettibili di interpretazioni personali e sono pienamente confrontabili con le osservazioni del passato, almeno per quelle fino ai primi anni ’40.

 

Non vi è pertanto nessuna possibilità di sovrastimare le macchie solari presenti sulla superficie del Sole nel calcolo esatto del numero di Wolf.

 

L’Osservatorio di Palazzo Someda mette a disposizione liberamente la propria documentazione fotografica, per un esatto calcolo del numero di Wolf, con il solo obbligo di citare la fonte.


 

 

Why do photographs of the Sun with a telescope at low resolution and put them online?

Johann Rudolf Wolf (1816 - 1893), Swiss astronomer who studied sunspots, two centuries ago did not provide the technology available today.

Yet his research, universally recognized, is a milestone in the study of the Sun in particular is still used as the index that bears his name, the Relative Number of Wolf, who is a parameter that allows the estimation of solar depending on the number and complexity of active regions observed on the photosphere in white light.

 

rudolf_wolf


Wolf was impressed by the discovery of the sunspot cycle by Heinrich Schwabe and collected all available data on sunspot activity from 1610 until his time.
In 1848 he introduced his method to quantify the activity of sunspots.


According to Leif Svaalgard, solar physicist currently recognized, as the procedure of counting sunspots and observers have changed, resulting in artificial change in the count of the number of sunspots in the past.

Then with the advanced technology today is a safe overestimation of solar activity, making it not comparable to past observations made with limited means and in white light.

Wolf for his visual observations used a refracting telescope of 80 mm aperture and 1100 mm focal length, still used for the same purpose at the Observatory of Zurich in Switzerland.

The telescope No.1 of the Observatory in Someda Palace (Transacqua – Italy), which has two modern telescopes to observe in white light in the band H-alpha, has characteristics similar to those of Wolf telescope, albeit with a slightly higher focal length (1200 mm). But it presents us with the ability to perform rapid sequence photographs as connected to a digital reflex camera Olympus E-420 or alternatively a digital reflex camera Olympus E-30 that has the same sensor.

This allows you to skip the process of copying the visual observations on paper and then store that occurred on the telescope.

The results of these observations are therefore not subject to personal interpretations and are fully comparable with past observations, at least for those up to the early 40s.

There is therefore no possibility of overestimating the sunspots on the surface of the Sun in the calculation of the exact Number of Wolf.

The Observatory provides freely Palace Someda his photographic documentation of an exact Number of Wolf’s calculation, with the only requirement to cite the source.